‘Ndrangheta, otto arresti per estorsione e usura nel Lametino

Otto persone sono state arrestate nel Lametino con accuse legate a estorsione e usura, in un’indagine che fotografa il tentativo di ristrutturazione interna di un clan ‘ndranghetista, dopo i colpi inferti dall’operazione “Andromeda”, che aveva decimato la cosca Iannazzo-Cannizzaro-Daponte.

Il contesto in cui si inserisce l’inchiesta è quello successivo alla condanna definitiva del capocosca e all’arresto di numerosi affiliati.

In questa fase di incertezza e debolezza organizzativa, due figure hanno assunto un ruolo centrale: la moglie del boss e un suo collaboratore fidato, entrambi rimasti fuori dalle precedenti inchieste giudiziarie.

Secondo quanto emerso, i due avrebbero gestito la raccolta di denaro attraverso estorsioni a danno di soggetti conniventi, finalizzata a garantire il sostegno economico ai detenuti del clan e il pagamento delle spese legali. Avrebbero inoltre gestito attività economiche intestate fittiziamente a terzi, strumento utile per coprire le operazioni illecite.

Tra gli episodi più significativi raccolti dagli inquirenti, spicca una tentata estorsione ai danni di un imprenditore edile che aveva appena acquistato un capannone industriale.

In un altro caso, è stato documentato un episodio di usura aggravata, in cui un cliente di un autonoleggio è stato costretto a pagare oltre 2.150 euro, cifra superiore a quella dovuta, sotto la minaccia implicita e diretta di ritorsioni fisiche e danni ai beni, in assenza di qualsiasi procedura legale.

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