La Procura generale di Reggio Calabria ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza con cui la Corte d’appello, ad ottobre scorso, ha ridotto la condanna che era stata inflitta in primo grado dal Tribunale di Locri a Mimmo Lucano, sindaco rieletto di Riace ed europarlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra.
Era accusato di presunti illeciti nella gestione dell’accoglienza dei migranti nel suo comune ma nel processo di secondo grado Lucano è stato assolto da tutti i reati per i quali era stato condannato in primo grado, ad eccezione di un singolo episodio di presunto falso.
L’iniziativa della Procura generale riguarda solo gli episodi di truffa aggravata, abuso d’ufficio e un falso.
Secondo l’avvocato generale, Adriana Costabile, ed i sostituti procuratori generali Antonio Giuttari e Adriana Fimiani, la Corte d’Appello, nella sua sentenza, ha “dichiarato erroneamente inutilizzabili le intercettazioni disposte dalla Procura di Locri. Tale questione – sostiene ancora la Procura generale – è da ritenersi cruciale nella vicenda processuale, atteso che le gravi irregolarità sulla rendicontazione, attinenti al complesso meccanismo dell’erogazione di contributi pubblici emerso dalle indagini, trovano spiegazione logica riguardo le intenzioni truffaldine solo in esito alla valutazione del compendo probatorio derivante dai dialoghi intercettati, dai quali emerge in modo inequivoco il ruolo centrale svolto nella vicenda da Lucano“.
La Procura generale, diretta da Gerardo Dominijanni, contesta la sentenza d’appello sostenendo, inoltre, che “la motivazione sviluppata sul punto dai giudici di secondo grado si contraddistingue per estrema genericità , oltre ad essere palesemente illogica e contraddittoria, atteso che si limita ad uno sterile e fuorviante richiamo di pronunce della Suprema Corte di cassazione senza approfondirne il contenuto“.
DICHIARAZIONI DI LUCANO
“Sono sereno rispetto al ricorso in Cassazione presentato dalla Procura generale, che aveva tutto il diritto di impugnare la sentenza assolutoria, così come i miei legali hanno provveduto a impugnarla nella parte in cui la Corte d’appello mi aveva condannato per una ipotesi molto residuale di falso contestato.
Una cosa, comunque è già chiara: la Procura generale ha condiviso, e questo per me è motivo di soddisfazione, l’assoluzione pronunciata dalla Corte di Appello di Reggio Calabria per le gravi ipotesi di reato che mi erano state contestate quali l’associazione per delinquere, il peculato, l’abuso d’ufficio e alcune ipotesi di falso collegati alla mia attività di sindaco. Per questi addebiti, infatti, la Procura generale non ha fatto impugnazione, per cui l’accertamento giudiziale della mia innocenza è divenuto definitivo“.