Sanità, troppi calabresi costretti a curarsi altrove per problemi cardiaci

La Calabria è in testa alla classifica delle regioni italiane con il più alto tasso di fuga sanitaria per interventi cardiochirurgici. È quanto emerge dal secondo rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) su equità e salute nelle Regioni, che fotografa un quadro allarmante per l’accesso alle cure complesse al cuore.

Nel 2023, secondo i dati del sistema di sorveglianza Passi, quasi il 30% dei calabresi sottoposti a bypass aortocoronarico ha dovuto spostarsi in un’altra regione per ricevere l’intervento. Ancora più grave la situazione per le operazioni alle valvole cardiache, con una mobilità del 60%, sintomo di carenze strutturali nella rete ospedaliera regionale.

L’analisi dell’Iss mette in luce anche un altro dato preoccupante: gli anni di vita persi per malattie ischemiche del cuore come l’infarto. Il Mezzogiorno mostra i tassi più elevati: tra gli uomini, Campania (664,4 anni persi ogni 100.000 abitanti), Calabria (634,0) e Sicilia (607,6) superano di gran lunga la media nazionale (569,5). Anche tra le donne il trend è simile, con la Calabria al secondo posto (323,6 anni persi) dietro alla Campania (362,8).

Il rapporto dell’Iss conferma quanto sia urgente rafforzare le reti cardiochirurgiche regionali, soprattutto nel Sud, dove la mobilità passiva continua a rappresentare un indicatore di disuguaglianza nell’accesso alle cure. In un settore dove il tempo può fare la differenza tra la vita e la morte, la possibilità di essere operati nella propria regione dovrebbe essere la regola, non l’eccezione.

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